Le “regole di base” da considerare sempre
In biologia, si va a ricercare direttamente i risentiti più profondi. Perchè sono quelli che in un modo o in un altro che ci permettono di avanzare. Ciò che è interessante è la differenza che c’è tra le nostre memorie biologiche ed i nostri pensieri. È un po’ come se i nostri pensieri fossero le nostre verità e le nostre memorie biologiche fossero la nostra realtà. E bisogna porre l’attenzione sulla realtà. Si può dire che la realtà biologica e la realtà spirituale, raccontano la stessa storia e che tutto il resto è l’illusione:
Ogni volta che si parla, che ci si racconta, si racconta questo: la verità. Che è composta dai pensieri, apprendimenti, credenze, cultura. Ma in effetti, tutto ciò non è vero, reale. Non siamo noi. Noi siamo il resto, la realtà. Bisogna cercare e lavorare sulla realtà. Perchè si è malati, a tutti livelli, ogni volta che la nostra realtà e la nostra verità non sono d’accordo. Ogni volta che le nostre memorie biologiche ed i nostri pensieri non sono d’accordo. Ogni volta che abbiamo una dicotomia, ci sarà una malattia ad un livello o ad un altro. Ed ogni volta che non si può nominare la realtà, allora si è malati. Quando si può nominare la realtà, la frase comincia con IO e si parla di sè. Al contrario, si è malati e fuori dalla realtà quando il discorso richiama altre persone: “mi accade questo, perchè questa persona…”. In biologia si dice: “mi accade questo, perchè IO ho quella memoria”.
L’origine della Psicobiologia nasce da Henry Laborit negli anni 50. Egli era un biologo, un ricercatore ed ha scoperto molte cose interessanti. Uno dei suoi esperimenti è il seguente: ha preso delle cavie da laboratorio. Le ha messe dentro delle gabbie con 2 compartimenti, una griglia attraverso la quale passa dell’elettricità, un piccolo segnale luminoso ed acustico che si attiva 5 secondi prima del passaggio di elettricità. L’elettricità passa per una decina di secondi. Nella gabbia si inserisce una cavia che subirà una scossa elettrica per 10 secondi, ogni 30 minuti, per 12 ore.
- La cavia è un animale che impara velocemente (7 volte più velocemente di una cane) e capisce fin dalla prima volta che ogni volta che c’è un segnale arriverà l’elettricità. Quindi, già dalla seconda volta, al momento del segnale, passerà dall’altra parte della gabbia dove non c’è l’elettricità. Lo farà per tutta la giornata. Alla fine della giornata, si prenderà la cavia, si faranno le analisi e si vedrà che la cavia è in perfetta salute.
- Secondo esperimento. Si mettono nella gabbia 2 cavie e si chiude la parete. Si fa passare l’elettricità allo stesso ritmo. Le cavie sono obbligate a subire l’elettricità perché non possono passare dall’altra parte. Allora, al momento del segnale, si raddrizzano su 2 zampe e cominciano a combattere. Ogni volta che arriva la scossa elettrica, esse combattono tra di loro. Quando si fanno le analisi alla fine della giornata, risultano in piena salute.
- Terzo esperimento. Una cavia dentro la gabbia, la porta è chiusa ed è costretta a subire l’elettricità senza poter fare nulla. Alla fine della giornata, dalle analisi risultano tutti i tassi fuori posto: la cavia è malata.
Con questo esperimento, Laborit ha dimostrato che quando si ha un problema importante, se possiamo fuggire non ci ammaliamo. Se possiamo combattere, non ci ammaliamo. Se non possiamo nè fuggire nè combattere, ci ammaliamo. Quindi, quando si è nell’inibizione dell’azione ci si ammala. Perchè non possiamo dare una risposta. Se non diamo una risposta, siamo in uno stato di stress grave e, in queste condizioni, accadono delle cose particolari:
- Intanto, la nostra biologia mette in moto tutti i segnali di allarme. È come se viaggiassimo con l’aria tirata in macchina: si consuma moltissima energia.
- Il secondo problema è che tutti i nostri recettori esterni, che normalmente ci danno segnali di avvertimento e permettono di evitare incidenti, in caso di eccesso di stress sono rivolti al problema ed è proprio in quel momento che possono capitare degli incidenti o qualcosa del genere.
Che cosa succede? Abbiamo vissuto qualcosa che ci mette in una situazione di stress, a cui pensiamo tutta la giornata ed a volte anche per parecchio tempo. Si mangia meno bene, si dorme meno bene. Si è in conflitto. C’è qualcosa che dobbiamo risolvere e che non riusciamo a risolvere. Se il pensiero non può risolverlo, se le azioni non possono risolverlo. Se non si può fuggire, nè combattere, si è nella INIBIZIONE DELL’AZIONE. Allora, il cervello biologico deve dare una risposta. Perché, altrimenti, si muore.
Quindi, quando c’è un avvenimento che ci mette in stress il nostro cervello deve dare una risposta. Ma poiché il cervello gestisce tutte le funzioni, esso non può occuparsi solo di questo problema. Allora, delegherà la gestione del conflitto ad uno specifico gruppo di neuroni. Esso isolerà tale gruppo di neuroni che prenderà in carico il controllo di questo stress. Questo ha tutta una serie di effetti: il più importante è che questo gruppo di neuroni gestisce un tessuto ed anche un comportamento. Si potrà avere quindi una modificazione a livello del tessuto e del comportamento…